Anche Vivere Impresa No Profit ha partecipato al convegno “Dal mito di Atalanta ad oggi”, organizzato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari (FIDAPA), svoltosi al CONI il 17 ottobre per sostenere le atlete italiane vittime di disparità
Forti discriminazioni di accesso allo sport professionistico, che impediscono alle atlete italiane di essere “professioniste” pur in presenza di ori mondiali. È stato questo il tema affrontato nel corso del convegno “Dal mito di Atalanta ad oggi: duemila anni di discriminazioni nello sport”, svoltosi il 17 ottobre presso il Centro di Preparazione Olimpica del CONI a Roma.
L’incontro, patrocinato dal CONI e dal Comune di Roma, è stato organizzato dalla sezione Roma Campidoglio della Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari (FIDAPA), presieduta a livello nazionale da Caterina Mazzella. Al convegno ha partecipato anche Vivere Impresa No Profit, attraverso alcune delegate del direttivo intervenute in rappresentanza di sponsor.
Il convegno è stato caratterizzato dal contributo di studiosi e dalle testimonianze di atlete e dirigenti, anche del mondo paralimpico, sul tema della discriminazione - ai suoi aspetti sportivi, etici ed economici - nei confronti delle atlete italiane che sono ancora “dilettanti”, prive di diritti e discriminate negli ingaggi.
Il mito di Atalanta è forse uno di quelli più legati allo sport, e non solo per la presenza in serie A di una squadra di calcio con quel nome. Atalanta rappresenta il mito di una donna imbattibile nella caccia e nella corsa, ma destinata a perdere le sue virtù “maschili” ove si fosse sposata. Ripudiata da suo padre che voleva un maschio, condusse vita mascolina e casta, sconfiggendo centauri e mitologici cinghiali. Tentò, unica donna, di entrare a far parte degli Argonauti, ma secondo alcune letture venne rifiutata proprio per il suo essere donna. Alla fine, accettò di sposare Melanione che, con l’aiuto di Afrodite e con qualche trucco - l’abbandono lungo il percorso di tre mele d’oro, a riprova del fatto che l’oro funziona sempre – la sconfisse in una gara di corsa. Millenni sono passati da allora, ma certe discriminazioni hanno radici profonde e sono dure a morire.
L’evento segue un’importante presa di posizione della Presidenza del Consiglio, che con il recente Decreto dell’Ufficio per lo Sport del 14 settembre 2018 ha recepito una recente delibera del CONI, ricodificando i “Principi fondamentali degli Statuti delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate”, introducendo un obbligo di rappresentanza delle atlete nei vari Consigli federali. Non si tratta di “quote rosa” nelle Federazioni, ma di un più generico (e forse proprio per questo più efficace nel lungo periodo) obbligo di prevedere “forme di equa rappresentanza di atlete e di atleti”. Il Decreto, inoltre, prevede la tutela delle posizioni, del tesseramento e del merito sportivo delle atlete professioniste, a tempo pieno o parziale, e dilettanti delle atlete in maternità.
“In questo particolare momento in cui tantissime donne sono vittime di soprusi e violenze tra le mura domestiche e sul luogo di lavoro – ha affermato Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa –, abbiamo deciso di sostenere tutte quelle iniziative finalizzate alla loro valorizzazione anche in ambito professionale. Per dare un segnale forte in questo senso, abbiamo eletto un Consiglio direttivo tutto al femminile. La nostra associazione ha tra i suoi obiettivi anche quello di aiutare le donne in difficoltà nel loro percorso di uscita da crisi che possono essere di tipo personale, familiare o professionale e che hanno spesso un forte impatto emotivo e psicologico. Da questo punto di vista, un progetto importante che abbiamo messo in campo da alcuni anni è “Ricomincio da me”, dedicato proprio a quelle donne che vogliono rimettersi in gioco dopo un periodo di crisi. A breve metteremo in campo la terza edizione dell'iniziativa”.
17 ottobre 2018
Si terrà ad ottobre, ad Albano Laziale, un corso per bambini e ragazzi dagli 8 ai 15 anni organizzato da Francesca Cipriani, leader in Italia nella didattica artistica dei più giovani, in collaborazione con le associazioni “Vivere Impresa No-Profit” e “Arti e Party”
Conosci un bambino o un ragazzo che vorrebbe cimentarsi in un corso di musical? Allora questa è l’occasione giusta perché ad ottobre approderà ad Albano Laziale un corso per bambini e ragazzi dagli 8 ai 15 anni, organizzato da Francesca Cipriani, leader in Italia nella didattica artistica dei più giovani.
Il progetto, che verrà realizzato in collaborazione con le associazioni "Vivere Impresa No-Profit" e "Arti e Party", si svolgerà da ottobre 2018 a maggio 2019. L’appuntamento sarà ogni venerdì dalle 16.30 alle 18.00 e dalle 18.00 alle 19.30 presso l’associazione "Arti e Party" in via San Pancrazio. I partecipanti verranno divisi in gruppi di massimo 20 allievi. Il primo gruppo che si formerà seguirà la lezione dalle 16.30 alle 18.00. L’eventuale secondo gruppo, che si formerà solo dopo il completamento del primo, sarà impegnato dalle 18.00 alle 19.30. Sarà possibile partecipare alla lezione di prova, durante la quale avverrà la selezione per partecipare al corso, venerdì 14 settembre alle ore 17.
“Lo spettacolo che desideriamo portare in scena quest’anno – spiega Francesca Cipriani – sarà “Alice nel Paese delle Meraviglie” con il primo gruppo che si formerà. Per il successivo gruppo, invece, sceglieremo un altro musical dei tanti che abbiamo nel nostro repertorio. Tutto, nel corso di un musical, vuol dire crescita personale, responsabilizzazione, rispetto del più piccolo e del più grande, comprensione reciproca. E vuol dire naturalmente impegno, serietà e comprensione delle logiche di allestimento di un vero musical professionale. Le classi, infatti, non verranno divise per età, ma saranno appunto miste da 8 a 15 anni per lavorare proprio come in uno spettacolo professionale”.
Caratteristica comune a tutte le iniziative di formazione targate Francesca Cipriani è infatti la qualità dell’insegnamento, certificata dalla professionalità e dalla competenza dei suoi docenti con allievi di età diverse. Gli stessi partecipanti sono preselezionati, per assicurare un buon livello di preparazione di base e garantire un allestimento di qualità. La scelta dei musical è poi particolarmente curata.
“Il nostro obiettivo – continua la responsabile del corso – è sensibilizzare il pubblico al fascino del teatro musicale, valorizzando le competenze in campo e le diverse potenzialità degli allievi. Bambini, adolescenti e ragazzi impareranno a condividere passione e responsabilità in un’esperienza formativa a tutto divertimento. Un anno a tutto musical dove l’alta formazione nelle arti performative e il divertimento si fondono per dar vita a un’esperienza unica e indimenticabile”.
“Sono felice di offrire il patrocinio gratuito a questa iniziativa e di portarla sul nostro territorio – afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa –. Si tratta di un’idea che ha già avuto successo in altre città italiane e che raccoglie l’entusiasmo e la passione dei più piccoli per trasformarli in un progetto concreto, la messa in scena di un vero e proprio spettacolo professionale. La nostra associazione, infatti, vuole valorizzare i giovani del territorio e fargli capire che solo attraverso l’impegno si possono realizzare i propri sogni. Dopo il progetto “Vivere Impresa Lab” dedicato ai ragazzi delle scuole superiori, la nostra attenzione è ora rivolta ai più piccoli per dare loro una opportunità nel campo delle arti performative”.
Per info e prenotazioni: - Tel. 328 1217597 - 06 21127345
Anche Vivere Impresa sostiene il progetto dell’associazione Equiazione per mantenere un legame con le proprie origini e maturare un senso di sana appartenenza
In un momento storico caratterizzato da una crisi di relazioni, dal proliferarsi di solitudini, da una chiusura verso l’altro ecco che “fare rete” e, soprattutto, “fare insieme” diventa fondamentale. È questo il messaggio che emerge con forza dal progetto “Buttero Contemporaneo” che l’associazione Equiazione sta perseguendo per indirizzare verso nuovi modelli di integrazione sociale, accoglienza turistica e promozione del territorio.
Equiazione è un’associazione sportiva dilettantistica che opera nel territorio di Roma (Appia Pignatelli) e dei Castelli Romani, tra i comuni di Rocca Priora, Rocca di Papa e Velletri. È nata con l’obiettivo di promuovere e realizzare attività, metodi e pratiche per lo sviluppo del benessere psicofisico individuale e collettivo attraverso la valorizzazione della relazione tra uomo, cavallo e ambiente. Diffondendo un nuovo approccio all’equitazione che restituisca al cavallo la propria identità di soggetto attivo nella relazione con l’essere umano, proponendo percorsi di formazione non convenzionale per adulti, bambini, persone con disabilità ed interventi assistiti con gli animali (ex ippoterapia).
L'idea del progetto “Buttero Contemporaneo” nasce dalla convinzione che mantenere un legame con le proprie origini e maturare un senso di sana appartenenza e di conoscenza della propria storia sia fondamentale per vivere a pieno il presente e costruire un futuro sostenibile. Da qui la volontà di reinterpretare una figura professionale della nostra tradizione, quella del buttero che, in chiave contemporanea, diventa veicolo per valorizzare il territorio e la sua cultura; fare esperienza dell’ambiente per conoscerlo e viverlo responsabilmente; recuperare e trasformare la cultura tradizionale equestre promuovendo una gestione naturale del cavallo rispettosa della sua identità; realizzare un contesto protetto, non assistenziale, in cui anche i soggetti con disagio o disabilità possano trovare nelle attività proposte un senso di appartenenza alla comunità”.
“Per mettere a sistema un grande proposito come questo – afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa – bisogna partire dal territorio e dalle realtà che lo abitano. La nostra è un’associazione è nata proprio per questo motivo perché sostiene lo sviluppo sociale ed economico del territorio, svolgendo le proprie attività grazie all’impegno dei soci e dei professionisti che forniscono gratuitamente il proprio supporto. Tra le finalità della nostra associazione c’è anche la valorizzazione delle risorse culturali, storiche, artistiche, architettoniche e ambientali dei Castelli Romani. Per questo motivo, pensiamo che il progetto “Buttero Contemporaneo” sia un’ottima idea per valorizzare la storia e la cultura dei luoghi simbolo di questo territorio”.
10 luglio 2018
L’associazione No-Profit è tra gli stakeholder che partecipano al dibattito per la redazione del documento programmatico che disegna le tappe di sviluppo sul lungo periodo
Innovazione, smart city, economia locale. Sono questi i temi per cui l’associazione “Vivere Impresa No-Profit” è stata invitata a partecipare come stakeholder di secondo livello al processo avviato dal Comune di Albano Laziale per la redazione del Piano di sviluppo strategico territoriale. Si tratta di un processo tanto importante quanto innovativo, che vuole collocare la città di Albano e il territorio dei Castelli Romani in una posizione di primo piano all’interno dell’area metropolitana di Roma, creando una connessione strumentale con le Politiche Territoriali Europee.
Il Piano rappresenta un documento programmatico che disegna le tappe di sviluppo della città e del suo territorio sul lungo periodo, realizzato attraverso una pianificazione strategica che aggreghi e coinvolga l’intera comunità locale in una riflessione sul proprio futuro e sulle azioni e sui progetti per realizzarlo. Il Piano cerca pertanto di immaginare e realizzare una città accogliente, vivibile e ricca di opportunità per il presente dei propri cittadini e, allo stesso tempo, guarda ai processi innovativi e mira a realizzare le condizioni per uno sviluppo equo e sostenibile.
Il Piano Strategico è nelle intenzioni del Comune un processo di progettazione e di condivisione della visione futura della città di Albano e del suo territorio attraverso l’individuazione di strategie, obiettivi e azioni prioritarie da attuarsi in modo condiviso e concertato tra tutte le forze della società civile. I cittadini e le loro Associazioni sono i principali destinatari del piano strategico, che individua nuove opportunità per tutti, ma rispetto al quale tutti i cittadini devono sentirsi impegnati attraverso la partecipazione e il contributo critico.
Durante il workshop a cui è stata invitata a partecipare insieme agli enti pubblici e privati, alle associazioni di cittadini e alle imprese per ampliare la base di dibattito, Vivere Impresa per le sue proposte si è basata sulla cosiddetta analisi SWOT utilizzata nella pianificazione strategica del business e che si basa sui punti di forza, di debolezza, sulle opportunità e le minacce. Nel caso del Comune di Albano, questo strumento è fondamentale per arrivare ad un Piano che sia davvero in grado di coniugare sviluppo economico, equità sociale e tutela dell’ambiente.
Tra i punti di forza vanno sicuramente inclusi le potenzialità turistiche, l’imprenditorialità diffusa, i legami storici e culturali con i Comuni limitrofi, fondamentali nell’ottica di un Piano strategico che possa includere anche le altre realtà dei Castelli Romani. I punti di debolezza sono invece rappresentati dalla poca propensione all’innovazione, dal campanilismo e dalla scarsa tendenza alla collaborazione ed alla comunicazione integrata tra i diversi Comuni. L’analisi di Vivere Impresa si è basata anche sulle opportunità che i Comuni dei Castelli Romani devono cogliere al volo per fare davvero sistema: dalla posizione strategica al turismo integrato fino al rilancio delle attività culturali per riportare in auge le ricchezze storiche. Per finire, la minaccia più pericolosa è rappresentata dall’incapacità di gestire e programmare il territorio. Albano è una città “corridoio”, un passaggio tra Castel Gandolfo ed Ariccia fino a Genzano. La città vive quindi un centralismo romano che si riscontra nella difficoltà di attrarre il turista che arriva (e resta) nella Capitale. Si riscontra anche una mancanza di politiche agricole, per esempio, con le molte cantine che lavorano in modo autonomo senza un collegamento tra loro. Per questo c’è necessità di investire su un turismo enogastronomico.
“Vivere Impresa – afferma il suo presidente Barbara Sarrecchia – è un’associazione senza fini di lucro che dal 2014 lavora per lo sviluppo sociale ed economico del territorio, svolgendo le proprie attività grazie all’impegno dei soci e dei professionisti che forniscono gratuitamente il proprio supporto. Tra le finalità della nostra associazione c’è anche la valorizzazione delle risorse culturali, storiche, artistiche, architettoniche e ambientali dei Castelli Romani. Per questo motivo, essere coinvolti nel processo di sviluppo strategico del Comune di Albano ci lusinga e siamo fortemente convinti che sia un’ottima idea per valorizzare la storia e la cultura dei luoghi simbolo di questo territorio”.
27 giugno 2018
L’appello affinché non venga più messo in discussione oltre un secolo di diritto internazionale umanitario è arrivato nel corso del convegno “La tutela dei diritti umani nelle aree di crisi” che si è svolto il 18 giugno a Roma presso Palazzo San Macuto
Conflitti cronici che si combattono in zone densamente popolate come le città, attacchi a strutture sanitarie e scolastiche per piegare le comunità locali, uccisione e utilizzo dei bambini come scudi umani e kamikaze. Le guerre sono cambiate e lo hanno fatto nel peggiore dei modi. L’appello affinché non venga più messo in discussione oltre un secolo di diritto internazionale umanitario è arrivato nel corso del convegno “La tutela dei diritti umani nelle aree di crisi”, organizzato dal Centro Studi Roma 3000 a Palazzo San Macuto, a Roma, lo scorso 18 giugno. Al convegno, moderato dal presidente del Centro Studi Alessandro Conte, hanno partecipato Croce Rossa Italiana, Save The Children Italia, Ambasciata della Repubblica Ucraina in Italia, Agenzia di stampa Habeshia e Vivere Impresa No Profit.
“La recrudescenza dei conflitti e delle vessazioni che hanno investito alcune popolazioni è il tema su cui si fondano le nostre iniziative, realizzate anche per sensibilizzare l’opinione pubblica – ha affermato Alessandro Forlani, membro del Consiglio di presidenza del Centro Studi Roma 3000 ed esperto di diritti umani e affari internazionali –. Ci sono conflitti cronici che sentiamo vicini per prossimità geografica perché avvengono nell’area mediterranea africana e nordorientale, muovendo sussulti e preoccupazioni anche nella società europea. In territori come la Siria e la Libia, nonostante gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale, si registra un’impotenza diffusa. Ci sono popoli che rischiano di rimanere senza storia a causa dei conflitti che si sovrappongono alle loro esistenze. Da ciò derivano le immigrazioni di massa che hanno investito anche il nostro Paese e che rappresentano anch’esse una grande questione dei diritti umani”.
In queste aree di crisi sono molti i volontari che si adoperano per portare aiuto, ma il livello di emergenza degli operatori sanitari nei campi di battaglia mette pericolosamente in discussione oltre un secolo di diritto umanitario internazionale. A darne un’idea sono i numeri snocciolati da Rosario Valastro, vicepresidente della Croce Rossa Italiana, che è intervenuto sull’esperienza della Croce Rossa nella protezione dei civili e degli operatori sanitari nelle zone a rischio. “Nel 2017 sono morti in Afghanistan 10 mila civili, nel 2015 nello Yemen il numero dei civili uccisi è arrivato a 50 mila – ha spiegato Valastro –. In Siria l’ONU non ha numeri, ma secondo la Croce Rossa sono stati 70 i volontari della Mezzaluna Rossa Siriana uccisi finora. C’è stato un imbarbarimento complessivo della vita delle popolazioni durante la guerra. Il vero allarme è la mancanza di rispetto della vita umana. La distruzione degli ospedali è finalizzata a indebolire ulteriormente la popolazione civile. Tutto viene messo in discussione rispetto alla Convenzione di Ginevra e alla nascita della Croce Rossa”.
Ma le violazioni più gravi durante i conflitti sono quelle perpetrate a danno dei diritti dei minori. Secondo Daniela Fatarella, vicedirettore generale Save The Children Italia, sono 357 milioni i bambini che vivono in zone di conflitto con un aumento del 75% rispetto all’inizio degli anni novanta quando erano 200 mila. “Questo perché le guerre sono ormai croniche e si sviluppano in zone densamente popolate come le città – ha detto Fatarella –. Colpire l’infanzia significa colpire la famiglia e, di conseguenza, piegare una comunità. Vengono costruiti ordigni rudimentali fatti per esplodere tra le mani dei minori, che vengono utilizzati come scudi umani e kamikaze, senza dimenticare la realtà dei bambini-soldato. Tra il 2005 e il 2016 oltre 73 mila bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni nell’ambito di 25 conflitti e quasi 50 mila sono stati forzatamente reclutati nei gruppi o nelle forze armate”.
I bambini che vivono nelle aree di conflitto sono sempre più a rischio anche quando si trovano a scuola o in ospedale, luoghi che dovrebbero essere per loro assoluta garanzia di protezione e che dovrebbero tornare ad essere porti franchi. “Oggi, nel mondo, 27 milioni di bambini sono tagliati fuori dall’educazione a causa dei conflitti perché costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, perché le loro scuole sono state distrutte o danneggiate oppure perché i loro insegnanti sono fuggiti. Tra il 2005 e il 2016, si sono infatti registrati oltre 15.300 attacchi che hanno avuto come obiettivo scuole e strutture sanitarie, con un incremento del 100% in un decennio”.
Dopo l’analisi globale del tema dei diritti umani, un accorato appello per la loro salvaguardia in Crimea è arrivato dall’ambasciatore della Repubblica Ucraina in Italia, Yehven Perelygin. “Durante tutto il periodo dell’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa – ha detto Perelygin –, gli abitanti della Crimea sono soggetti a sistematiche restrizioni delle libertà fondamentali come quelle di espressione, religione, associazione e informazione. È evidente che tale situazione non può più andare avanti e chiediamo alla Russia di garantire ai tatari di Crimea, agli ucraini e a tutte le comunità etniche e religiose della penisola la possibilità di mantenere e sviluppare la propria identità, cultura, tradizione ed istruzione”.
Anche il continente africano si trova nella situazione di dover chiedere la tutela di leggi e convenzioni consolidate che purtroppo traballano. Il diritto dei deboli non deve essere un diritto debole – ha esordito Padre Mussie Zerai, direttore dell'Agenzia stampa Habeshia, parafrasando le parole del cardinale Dionigi Tettamanzi –. Sul tema dei respingimenti, è mancata la prevenzione ai conflitti nei Paesi di origine e di transito. La gente fugge non solo dalle guerre, ma anche dalle dittature come in Eritrea dove il servizio militare permanente costringe i giovani alla fuga. Bisogna anche garantire la sicurezza nei campi profughi per evitare il traffico di esseri umani e quello di organi. Le risorse e le ricchezze africane vanno trasformate in democrazia e diritti, sviluppo e dignità. Invece ogni anno l’Africa perde 190 miliardi di risorse umane e di materie prime che fluiscono verso l’Europa, ricevendo in cambio 30 miliardi di aiuti. Aiutateci a tenere in Africa le nostre ricchezze per dare un futuro ai giovani. Diamo loro il diritto di non emigrare”.
La tutela dei diritti umani passa anche attraverso il rapporto di lavoro internazionale. A parlare dell’impegno delle aziende in questo settore è stato l’avvocato Cristina Nasini, membro del Comitato direttivo di Vivere Impresa No Profit. “C’è un doppio aspetto che le aziende devono prendere in considerazione – ha spiegato Nasini –. Quello privatistico, che riguarda il rapporto diretto con il lavoratore, e quello pubblicistico con enti ed Istituzioni. Gli aspetti privatistici nel rapporto tra datore e lavoratore sono molto importanti non solo per tutelare i diritti dei lavoratori, a partire dai criteri di selezione del personale per evitare scelte di natura discriminatoria, ma anche per un ritorno per la stessa azienda”.
A promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne è l’ILO (International Labour Organization), l’unica agenzia delle Nazioni Unite con una struttura tripartita: i rappresentanti dei governi, degli imprenditori e dei lavoratori determinano congiuntamente le politiche ed i programmi dell’Organizzazione. “La Dichiarazione Tripartita dell’ILO sulle imprese multinazionali e la politica sociale – ha continuato l’avvocato Nasini – rappresenta le linee guida per le imprese che vogliono espandersi all’estero. I principi enunciati in questo strumento di portata universale sono destinati a guidare le imprese multinazionali, i governi, gli imprenditori e i lavoratori in settori quali l’occupazione, la formazione, le condizioni di lavoro e di vita e le relazioni industriali. L’applicazione di questi principi è oggi più che mai necessaria ed attuale, tenuto conto del ruolo predominante svolto dalle imprese multinazionali nel processo di globalizzazione economica e sociale. Nel momento in cui si intensificano in numerose regioni del mondo gli sforzi fatti per attrarre ed incoraggiare gli investimenti diretti esteri, si rinnova l’opportunità a tutte le parti interessate di ispirarsi ai principi della Dichiarazione allo scopo di rafforzare gli effetti positivi delle attività delle imprese multinazionali nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo a livello internazionale”.
19 giugno 2018
L’Associazione “Vivere Impresa No Profit” di Albano Laziale parteciperà al convegno “La tutela dei diritti umani nelle aree di crisi”, organizzato dal Centro Studi Roma 3000, che si svolgerà lunedì 18 giugno presso la Camera dei Deputati
L’Associazione Vivere Impresa No Profit di Albano Laziale parteciperà al convegno “La tutela dei diritti umani nelle aree di crisi”, che si svolgerà lunedì 18 giugno (ore 17), presso la Camera dei Deputati. Lo farà attraverso l’intervento di uno dei membri del suo direttivo, l’avvocato Cristina Nasini delegata agli Aspetti giuridici, che tratterà “La tutela dei diritti umani nel rapporto di lavoro internazionale. L’impegno delle aziende”.
L’incontro, che si svolgerà nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto in via del Seminario, è organizzato dal Centro Studi Roma 3000, un centro di ricerca e sperimentazione che opera nell’ambito delle politiche sociali, economiche ed educative con l’obiettivo di studiare il contesto socio-economico europeo ed internazionale. Continua così la collaborazione tra Vivere Impresa e Centro Studi Roma 3000 dopo l’esperienza del convegno “Oltreconfine. Le opportunità per le imprese che vogliono investire all’estero”, organizzato dall’associazione di Albano Laziale lo scorso maggio.
Ad introdurre i lavori sarà Alessandro Forlani, esperto di diritti umani e affari internazionali. In qualità di relatori interverranno Rosario Valastro, Vice presidente della Croce Rossa Italiana; Daniela Fatarella, Vice direttore generale Save The Children Italia; Padre Moussie Zerai, direttore dell'Agenzia stampa Habeshia; S.E. Ambasciatore della Repubblica Ucraina in Italia Yehven Perelygin; l’avvocato Cristina Nasini del Comitato direttivo Vivere Impresa No Profit. Modererà i lavori Alessandro Conte, Presidente del Centro studi Roma 3000.
Per motivi legati alle norme di sicurezza della Camera Dei Deputati è necessario confermare la presenza, inviando una email con oggetto “Vivere Impresa – Convegno 18 giugno 2018” a entro venerdì 15 giugno 2018. Il regolamento della Camera dei Deputati prevede l’obbligo di giacca e cravatta per l’accesso alla sala del convegno.
12 giugno 2018
Si è concluso il convegno sulle opportunità per le imprese che vogliono investire all'estero, organizzato dall’associazione no profit dei Castelli romani. Tra i relatori l'onorevole Alberto Michelini e il console della Repubblica dell'Ecuador a Roma Saul Pacurucu. Sono intervenuti anche Barbara Sarrecchia, Alessandro Conte, Stefano Macchi di Cellere, Vincenzo Pesce e Marco Ciccotti
Investire all’estero è un passo imprescindibile per tutti gli imprenditori, un’opportunità che le PMI che godono di buona salute devono cogliere al volo. I processi di crescita all’estero comportano però difficoltà e impedimenti proprio per le imprese di minori dimensioni, che rendono complessa la scelta di internazionalizzare.
Il convegno “Oltreconfine. Le opportunità per le imprese che vogliono investire all’estero”, organizzato lo scorso 11 maggio da Vivere Impresa No Profit a Roma, presso la Città dell’Altra Economia, ha contribuito a far conoscere le opportunità di investimento all’estero, fornendo agli imprenditori la cassetta degli attrezzi per operare al meglio oltreconfine e illustrando le opportunità di internazionalizzazione in mercati diversi tra loro come l’Ecuador e la Gran Bretagna, ma anche in aree internazionali di crisi.
“L’incontro - ha affermato Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa - è stato realizzato per gli imprenditori che vogliono internazionalizzare la propria attività e ai professionisti che li affiancano in questo percorso difficile, ma anche affascinante e ricco di soddisfazioni. Tra le finalità della nostra associazione c’è la valorizzazione del territorio e dei suoi principali attori tra cui gli imprenditori. Secondo il Rapporto Cerved 2017 sulle PMI, il numero delle piccole e medie imprese è aumentato fino ad arrivare a quota 145 mila (+3,6% rispetto all’anno precedente), con le aziende italiane che stanno ormai uscendo dalla lunga fase di recessione e stagnazione. È però necessario aumentare l’occupazione e accelerare il ritmo di crescita, ma è necessario anche internazionalizzare per aumentare l’appeal e migliorare la salute economico-finanziaria. Per questo motivo abbiamo deciso di organizzare questo convegno, per spiegare agli imprenditori come muoversi per raggiungere i mercati esteri”.
Il primo intervento è stato quello dell’onorevole Alberto Michelini, ex conduttore e inviato del Tg1, che è stato anche deputato del Parlamento italiano e di quello europeo. Michelini, che ha parlato delle “Relazioni tra Nord e Sud del Mondo: una nuova alleanza per un autentico sviluppo” sulla base della vasta esperienza personale e professionale, ha anche presentato il suo ultimo libro “Alimentazione, la sfida del nuovo millennio”. Il ricavato delle copie distribuite nel corso della serata andrà a favore dell’ospedale “Candide” a Mahajanga in Madagascar.
Dopo di lui è intervenuto sulla operatività aziendale in aree di crisi Alessandro Conte, presidente del “Centro Studi Roma 3000”, un centro di ricerca e sperimentazione che opera nell’ambito delle politiche sociali, economiche, educative con l’obiettivo di studiare il contesto socio-economico europeo ed internazionale. “Il nostro obiettivo - ha spiegato Conte - è quello di promuovere la cultura della sicurezza degli operatori civili che devono operare in aree instabili, sensibilizzarli a valutare con maggiore attenzione i possibili pericoli, fornendo dossier informativi sulle aree interessate, valutazioni di rischio delle attività in corso, formazione specifica del personale”. Per questo motivo, il Centro Studi ha messo a punto il programma “European Safety Accademy” per promuovere la sicurezza sul lavoro di chi opera in aree di crisi o instabili, come i reporter, gli operatori della comunicazione, i volontari delle ONG, i tecnici specializzati che operano su impianti in zone pericolose.
“È evidente che, al di là della normativa vigente e di un diritto in materia che va sempre più arricchendosi, il compito primario di un’impresa che opera fuori dai confini nazionali è informarsi sul contesto non solo economico e finanziario, ma anche sociale e politico dell’area dove si intende andare ad operare – ha continuato il presidente del Centro Studi Roma 3000 -. Le aree più a rischio sono Somalia, Afghanistan e Sud Sudan, ma ci sono molti altri scenari geopolitici di ben più difficile interpretazione. La lettura dei giornali e un aggiornamento quotidiano da parte del datore di lavoro sullo Stato dove opera la sua azienda dovrebbe essere accompagnato da una consulenza professionale che dia un monitoraggio preciso e costante dell’area in cui si intende operare”.
Il Centro Studi ha anche prodotto una ricerca sulla residenza digitale in Estonia che risulta particolarmente interessante proprio per gli imprenditori. “L’e-residency - hanno affermato le ricercatrici Francesca Scalpelli e Flaminia Maturilli - è progettata per aziende e persone attive a livello internazionale che desiderano gestire la propria attività nel modo più efficiente: quello digitale. I più interessati sono gli imprenditori che lavorano con il business online. Gli e-resident ricevono una smart-card ID che consente l’autenticazione digitale sicura e la firma digitale dei documenti. Le opportunità previste per gli e-resident sono: istituire e amministrare una società online, condurre attività bancarie online, avere accesso a servizi di pagamento internazionali, firmare digitalmente i documenti all’interno dell’azienda e con partner esterni, dichiarare online le tasse estoni”. Secondo le statistiche più recenti, attualmente ci sono più di 30.000 e-resident provenienti da 138 paesi che danno un enorme contributo all’economia estone.
Il convegno è proseguito con l’analisi di due Paesi molto diversi tra loro, ma che offrono molte opportunità agli imprenditori che vogliono andare all’estero: l’Ecuador e la Gran Bretagna. Saúl Pacurucu, console della Repubblica dell’Ecuador a Roma, ha illustrato le opportunità di investimento in Ecuador per le imprese italiane. “L'Ecuador ha una posizione strategica per il commercio globale, sulla costa sudamericana del Pacifico – ha affermato il Console –. L’economia è stabile e l’inflazione bassa. Inoltre, le infrastrutture sono moderne e le brevi distanze interne rappresentano un vantaggio logistico. Anche le risorse umane sono altamente qualificate. Il Paese è ricco di risorse naturali e ha standard di vita elevati, con bassi rischi per la sicurezza”.
“I settori turistico e alberghiero – ha continuato Pacurucu – offrono diverse possibilità per gli investitori stranieri, con progetti presenti su tutto il Paese. È prevista la stabilità degli incentivi fiscali fino a un massimo di 30 anni, ma anche l’esenzione dei dazi doganali per i beni importati. Nelle regioni colpite dal terremoto l’esenzione è fino a 10 anni sull’imposta di reddito per investimenti nel settore turistico. Tra i modelli di gestione possibili: acquisto di azioni, costruzione di hotel in terreni di proprietà di investitori locali, acquisto totale degli immobili”.
L’avvocato Stefano Macchi di Cellere, managing partner dello studio Macchi di Cellere-Gangemi di Londra, ha illustrato le opportunità di investimento in Gran Bretagna dopo la Brexit. Molti imprenditori sono infatti spaventati dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ma l’avvocato Macchi di Cellere ha dimostrato che investire lì è ancora una buona idea. “Grazie all’accordo tra l’UE e la Gran Bretagna - ha spiegato l’avvocato - ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020 durante il quale le cose resteranno invariate. I cittadini europei che arriveranno nel Regno Unito durante questo periodo avranno gli stessi diritti di quelli arrivati in precedenza”. Quindi anche per gli imprenditori valgono le stesse regole. “In Gran Bretagna - ha continuato - ci sono certezza del diritto, mercato del lavoro flessibile, sostegno alle imprese senza dimenticare i rapporti consolidati con l’Italia: nel Regno Unito ci sono quasi 700 imprese italiane. Londra, inoltre, è la capitale europea delle start-up con 5,3 miliardi di sterline investite”.
Ma tutte le imprese possono internazionalizzare? Quali sono i requisiti dell’azienda che vuole investire oltreconfine? Lo ha spiegato Vincenzo Pesce, dottore commercialista e revisore legale, con un intervento sul controllo di gestione e il rapporto con gli organi di controllo societari. “Il controllo di gestione – ha spiegato Pesce – è uno strumento a supporto dei processi decisionali. Rappresenta un insieme di principi, regole e strumenti che permette al management aziendale di prendere decisioni consapevoli e coerenti con gli obiettivi da raggiungere e di verificare, attraverso una serie di misurazioni economico-finanziarie ed extracontabili, gli effetti delle scelte operate”. Nel processo di internazionalizzazione di un’azienda entra allora in scena il controller, la figura professionale che svolge, organizza e supporta a tutti i livelli il processo di gestione dell’intera organizzazione.
“Prima che l’imprenditore investa oltreconfine – ha continuato Pesce –, il controller deve comprendere se gli obiettivi aziendali sono coerenti con le risorse disponibili, confrontare modi diversi per raggiungere gli obiettivi e misurare se le azioni che avvengono all’interno dell’impresa siano o meno funzionali al raggiungimento degli obiettivi. Una cosa da non sottovalutare per chi vuole investire all’estero è l’appetibilità dell’azienda: il possesso della Certificazione di Capacità Finanziaria è un requisito indispensabile per investire oltreconfine”.
Il convegno si è concluso con una testimonianza molto importante su come molto spesso la burocrazia agevola oppure ostacola la nascita o l’internazionalizzazione di un’impresa. Marco Ciccotti è co-direttore Vibes Art, una start up di creativi e sviluppatori che danno forma a marchi di successo, fondata a Londra nel 2012 da cinque ragazzi che in Italia avevano avuto difficoltà a realizzarla. “In Italia abbiamo avuto difficoltà ad ottenere finanziamenti iniziali a causa dell’infinita burocrazia - ha spiegato Ciccotti -. Per aprire una SRL servono costi di apertura oltre a quelli della gestione contabile. La tassazione è maggiore, l’Iva al 22% che arriverà al 25% nel 2019. La richiesta di lavoro è moderata e c’è scarsa considerazione del lavoro creativo. A Londra, invece, l’arte è un business concreto e non un concetto astratto. È possibile aprire una LTD (corrisponde alla SRL italiana, ndr) in tre giorni con una sterlina di capitale e senza costi di apertura aggiuntivi. Inoltre sono compresi nella LTD la consulenza iniziale del commercialista e i conti bancari personali”.
Anche per Vivere Impresa l’arte non è un concetto astratto, ma un modo di valorizzare il territorio. Per questo motivo, il convegno si è svolto all’interno di una sala dove era stata precedentemente allestita la mostra di pittura “Il mio mare” di Roberto La Mantia, curata da Miriam Castelnuovo, che i relatori e gli ospiti hanno potuto visitare gratuitamente.
16 maggio 2018
L’esposizione di Roberto La Mantia, a cura di Miriam Castelnuovo, verrà inaugurata mercoledì 9 maggio a Roma, presso La Città dell’Altra Economia, con il patrocinio della Regione Lazio e del I Municipio capitolino
Vivere Impresa No-Profit è tra i partner della mostra “Il mio mare”, personale di Roberto La Mantia a cura di Miriam Castelnuovo, presidente dell’associazione “I Quattro Colori Primari”, la cui inaugurazione avverrà il 9 maggio a Roma presso i locali della Città dell’Altra Economia.
Roberto La Mantia, artista nato e cresciuto a Santa Marinella sul litorale laziale 44 anni fa, è un apneista che dal mare trae ispirazione per la sua arte che metterà in mostra fino al 14 maggio.
Circa 40 opere in cui le cernie, i san pietro, i dentici, le murene, i polpi e le ricciole passano da un ambiente all’altro senza soluzione di continuità. Le cornici, infatti, sono parte integrante dell’opera e sono realizzate anch’esse dall’artista utilizzando pezzi di vecchi legnami recuperati sulla spiaggia. La memoria si afferma allora come uno degli elementi di fondamentale supporto alla creatività dell’artista la cui urgenza egli rivela nel rimaneggiare materiali consumati dal tempo come testimoni emblematici di una ritrovata ricchezza, custodi indiscussi di altre storie del passato.
Le opere di Roberto La Mantia non si possono definire iperrealiste: se per alcuni si tratta di una tecnica pittorica comunemente considerata come l’esercizio di un virtuosismo stilistico, questo artista, appassionato di immersioni in apnea, ritrae con il pennello molto di più di quanto si potrebbe immaginare ascoltando un racconto oggettivo della realtà. Il suo lavoro è frutto di una passione coltivata fin da bambino come l’amore per il mare: al pari di un liquido sacro o di una fonte battesimale alternativa, al Mare Mediterraneo va il merito per aver sancito la fusione inscindibile tra l’animo sensibile e il forte spirito dell’artista e che trova conferma nell’approccio naturale con cui Roberto vive la propria quotidianità.
La Mantia ama sperimentare le diverse tecniche, dal più articolato acquerello su cemento su tela a quello su carta oltre che realizzare numerosi acrilici su tela: in ciascun caso ciò che sorprende è la verosimiglianza della specie ritratta a confronto con quella reale, il cui aspetto e i movimenti egli immortala al pari di un fotoreporter. L’artista perfeziona il suo stile attraverso l’esperienza acquisita durante le immersioni il cui ricordo, anche quando imperfetto e rarefatto, incarna tuttavia la fugacità di quell’esatto momento donando valore aggiunto all’opera.
"Sono onorata che la nostra associazione partecipi a questa iniziativa – ha affermato Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa –. Tra le nostre finalità c’è sicuramente la valorizzazione del territorio e dei suoi principali attori. Ma anche la promozione dell’arte e della cultura che rappresentano senza ombra di dubbio una risorsa importante per il Paese. Essere tra i partner dell’esposizione ci è sembrata un’ottima idea per mettere a disposizione le nostre competenze e professionalità".
La mostra “Roberto La Mantia – Il mio mare” è stata allestita con la consulenza scenografica di Morena Nastasi con il patrocinio della Regione Lazio e del I Municipio del Comune di Roma. Sono partners dell’iniziativa anche CAE La Città dell’Altra Economia e l’Associazione Ambientalista Marevivo.
20 aprile 2018
SI È CONCLUSO IL PROGETTO PROMOSSO DA VIVERE IMPRESA NO PROFIT CHE HA COINVOLTO LE CLASSI DELLA SCUOLA MEDIA DELL’ISTITUTO LEONARDO MURIALDO DI ALBANO
Comunicazione verbale e non verbale, ascolto attivo, conflitto e problem solving. Sono stati questi i temi affrontati durante il progetto “A scuola di empatia”, promosso dall’associazione Vivere Impresa No profit nelle classi della scuola media dell’Istituto Leonardo Murialdo di Albano Laziale per favorire nei ragazzi la capacità di immedesimazione e fargli apprendere modalità utili per gestire l’intelligenza emotiva.
A condurre il corso negli scorsi mesi di gennaio e febbraio - attraverso filmati, confronti critici, role playing e simulate - è stata Daniela Olivieri, psicologa dell’età evolutiva, psicoterapeuta e delegata agli Aspetti psicologici di Vivere Impresa, con il coordinamento di Flavia Cece, responsabile dei Servizi educativi del Murialdo.
Parole di apprezzamento sono state espresse dai docenti durante la riunione del Consiglio d’Istituto del 19 marzo. “Si tratta di un’esperienza molto proficua sul riconoscimento delle emozioni - hanno affermato - che va potenziata con più ore e, soprattutto, deve iniziare in prima media quando i conflitti tra i ragazzi sono ancora all’inizio ed è più facile migliorare alcuni atteggiamenti. I temi affrontati durante il corso di empatia, inoltre, sono stati oggetto di conversazione anche durante le altre ore di lezione. Motivo per cui anche noi, da oggi in poi, utilizzeremo quelle tematiche durante il nostro insegnamento”.
Anche il feedback degli studenti coinvolti, hanno spiegato i professori, è stato molto positivo nei confronti di un’attività che ha permesso loro di prendere conoscenza delle proprie emozioni. “Sono emerse dinamiche particolari che, nella quotidianità, difficilmente sarebbero emerse e grazie alle quali alcuni ragazzi hanno deciso di uscire allo scoperto, scegliendo la strada del dialogo e del confronto al posto del conflitto, modificando i loro atteggiamenti e comportamenti. Il progetto, inoltre, ha fornito loro un lessico emotivo che gli permetterà di nominare e riconoscere i propri sentimenti e le proprie emozioni”.
“Affinché il progetto sull’empatia dia risultati maggiori - ha commentato Padre Alessandro Agazzi, direttore dell’Istituto - è necessario strutturarlo in modo più efficace, soprattutto prevedendo una durata che vada oltre le cinque settimane perché le competenze acquisite finora dai ragazzi vanno allenate e motivate. Inoltre, il corso dovrà avere collegamenti con altri progetti dell’Istituto. Rielaborando il materiale utilizzato dalla dottoressa Olivieri, i docenti potranno utilizzarlo, per esempio, nella scrittura creativa, nella poesia e nel romanzo per far emergere e riconoscere la vasta gamma di emozioni con cui i ragazzi devono confrontarsi ogni giorno”.
“Sono felice e soddisfatta per i risultati che siamo riusciti ad ottenere in così breve tempo - afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa -. Chissà quali risultati potremmo raggiungere se i corsi si tenessero per un periodo di tempo più lungo, per esempio un intero trimestre. Da parte nostra c’è la volontà di proseguire presso l’Istituto Murialdo, ma anche quella di estendere il progetto ad altri istituti scolastici del territorio. Senza ombra di dubbio, infatti, l’empatia aiuta i ragazzi a stare meglio con gli altri e a diventare adulti più felici e consapevoli”.
20 marzo 2018
SVILUPPERÀ NEI RAGAZZI LO SPIRITO CRITICO E LA CAPACITÀ DI INDIVIDUARE I BISOGNI DEI COETANEI E DELLA SOCIETÀ: UNA ‘CASSETTA DEGLI ATTREZZI’ PER AFFRONTARE IL FUTURO
Passione, determinazione, impegno. Nasce “Vivere Impresa-Lab”, un laboratorio per giovani studenti dei Castelli Romani che, all’interno dell’associazione Vivere Impresa no-profit, avranno la possibilità di sviluppare lo spirito critico e di individuare i bisogni dei coetanei e della società. Il tutto attraverso l’ideazione e la realizzazione di un progetto concreto. Troppo spesso, infatti, i ragazzi restano confinati nel mondo dei social network senza mettere a frutto il mix di capacità personali e stimoli esterni.
A farne parte sono per ora cinque teenager, tre ragazze e due ragazzi, ai quali potrebbero presto aggiungersene altri che avranno la possibilità di mettersi alla prova e coltivare il proprio talento. Ad aiutarli in tutto il percorso ci penseranno i professionisti di Vivere Impresa che si metteranno a disposizione per affrontare ogni fase del progetto e chiarire qualsiasi dubbio.
Il laboratorio nasce dall’idea di raccogliere i bisogni e le potenzialità dei giovani che potranno cimentarsi, per esempio, nella realizzazione di capi di abbigliamento, accessori o adesivi personalizzati, ma anche App che li aiutino nella quotidianità. E casomai a diventare essi stessi influencer senza dover seguire, almeno per una volta, le mode che altri – cantanti, calciatori, modelle – hanno tracciato per loro.
Il laboratorio, infatti, vedrà la partecipazione di una fashion designer che condurrà un corso di moda. Corso che non sarà finalizzato a scoprire le tendenze del momento, ma rappresenterà piuttosto un viaggio dietro le quinte di un fenomeno sociale che ha visto affermarsi, in un determinato momento storico e in una determinata area geografica e culturale, modelli di gusto e di stile. Il fine è quello di arrivare a creare lo stile che rappresenti i ragazzi e sottolinei il loro modo di essere e la loro personalità. Un viaggio a tutto tondo che li avvicinerà anche all’arte, alla storia, alla cultura e alla natura.
“Si tratta di un’idea innovativa – afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa no-profit – che raccoglie i bisogni dei teenager per trasformarli in un progetto concreto. Vogliamo valorizzare i giovani del nostro territorio e fargli capire che solo attraverso l’impegno e l’entusiasmo si può realizzare davvero qualcosa. Con il laboratorio, infatti, potremmo sollecitare e coltivare degli stimoli in una generazione che, al di fuori dei social network, ne sembra carente”.
“Il nostro obiettivo – spiega Laura Fraschetti, vice presidente di Vivere Impresa – è quello di sviluppare nei giovani lo spirito critico e la capacità di individuazione dei bisogni dei coetanei e della società. Noi intendiamo sostenerli con azioni concrete per valorizzare il loro talento ed evitarne la dispersione. Il nostro intento vuole essere virtuoso, dando ai ragazzi la ‘cassetta degli attrezzi’ per affrontare il futuro”.
11 marzo 2018