L’associazione no profit di Albano Laziale sostiene l’iniziativa e la coraggiosa presa di posizione della sedicenne svedese Greta Thunberg per sollecitare i governi ad agire contro il surriscaldamento climatico
Anche l’associazione Vivere Impresa no profit sostiene l’iniziativa dello sciopero globale per il clima che si svolge oggi venerdì 15 marzo quando, in oltre 1300 diverse località di tutto il mondo, milioni di ragazzi scenderanno in piazza per sollecitare i governi ad agire contro il surriscaldamento climatico.
“Anche la nostra associazione – afferma il suo presidente Barbara Sarrecchia – è in prima linea per sensibilizzare i ragazzi ad uno sviluppo sostenibile. Si tratta di una grande manifestazione per la salvaguardia del futuro, una giornata di sensibilizzazione per chiedere ai governi di tutto il mondo di ridurre concretamente le emissioni di CO2 e di salvare il pianeta”.
È solo di pochi giorni fa, infatti, l'allarme lanciato dall'Onu nel Global Environment Outlook (GEO), il rapporto sullo stato del pianeta, da cui è emerso che un quarto delle morti premature e delle malattie nel mondo è collegato all'inquinamento provocato dall'uomo. Le emissioni collegate all'inquinamento atmosferico e ai prodotti chimici, che hanno contaminato l'acqua potabile, mettono infatti a rischio l'ecosistema che garantisce la sopravvivenza di miliardi di persone. Un problema che ha conseguenze anche sull'economia globale.
L'analisi dell'Onu GEO è stata realizzata grazie al contributo di 250 scienziati in 70 Paesi con un lavoro che è durato sei anni. I ricercatori hanno messo in evidenza il divario fra paesi ricchi e poveri: l’eccesso di consumi, i prodotti inquinanti e lo spreco al Nord del mondo portano fame, povertà e malattie al Sud. Mentre le emissioni di gas serra, aumentando il cambiamento climatico con siccità o tempeste, rischiano di danneggiare ulteriormente le vite di miliardi di persone.
“Vivere Impresa, che da sempre si dedica alla valorizzazione e alla salvaguardia del territorio, non poteva non appoggiare questa iniziativa – conclude Barbara Sarrecchia –, che porta in tutte le città del mondo la coraggiosa presa di posizione della sedicenne Greta Thunberg, la giovane attivista svedese diventata un simbolo e un esempio per un’intera generazione, indicata per il Nobel per la Pace da un gruppo di deputati socialisti norvegesi. Soprattutto noi adulti dovremmo essere pronti a modificare le nostre abitudini quotidiane per accrescere nei ragazzi un forte senso civico”.
14 marzo 2019
Il report Cerved “Fallimenti, procedure e chiusure di imprese” certifica una diminuzione del 7% rispetto all’anno precedente. Forte frenata di industria e costruzioni. Va meglio per le società di persone, il settore immobiliare e il Nord-Est
Nel 2018 il numero dei fallimenti si attesta a 11.227, il 7% in meno rispetto all’anno precedente e al di sotto dei livelli del 2011. Lo certifica l’ultimo report Cerved “Fallimenti, procedure e chiusure di imprese”, che evidenzia come nel 2018 è proseguito, per il quarto anno consecutivo, il calo dei fallimenti. Si tratta di una tendenza che ha riguardato tutta l’economia e ampie aree della Penisola, anche se il miglioramento sta perdendo slancio nelle costruzioni e nell’industria dove il comparto moda segna addirittura +8,3%.
Il report, che fa una analisi in base a forma giuridica, settore e area geografica, evidenzia che nel quarto trimestre 2018 sono fallite 3.029 aziende, in calo del 7,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con questo dato, il numero di fallimenti del 2018 si attesta a 11.227, il 7% in meno rispetto al 2017. La serie storica evidenzia un miglioramento che dura dal 2015, dopo che nel 2014 i fallimenti avevano toccato un massimo a quota 15.694.
La riduzione dei fallimenti, si legge nel Report, ha riguardato tutte le forme giuridiche. Il calo è di maggiore entità tra le società di persone, dalle 1.348 del 2017 alle 1.162 del 2018 (-13,8%), e tra le imprese organizzate come ditte individuali o in altre forme (da 1.755 a 1.579, -10%). Si riduce meno rapidamente il numero di fallimenti di società di capitali, passato da 8.966 a 8.486 tra 2017 e 2018, la forma giuridica in cui si concentra il maggior numero di procedure fallimentari e che aveva fatto registrare cali più rapidi negli anni precedenti.
Nel 2018 i fallimenti sono risultati in diminuzione in tutta l’economia. Gli andamenti più positivi si registrano nei servizi dove, nel 2018, sono infatti fallite 6.099 imprese, l’8% in meno rispetto al 2017, con un’accelerazione rispetto al calo dell’anno precedente. I dati indicano che il miglioramento ha riguardato i primi settori del terziario per numero di procedure, con diminuzioni particolarmente consistenti nella distribuzione (-11,6%) e nell’immobiliare (-12,4%); di minore entità nei servizi non finanziari (-2,1%). Significativa anche la discesa del 5% nel campo della logistica e dei trasporti.
Risultano invece in netta frenata i fallimenti nelle costruzioni e nell’industria. Nell’edilizia si passa, tra 2017 e 2018, da 2.398 imprese fallite a 2.250 (-6,2% contro -16,4% dell’anno precedente), nell’industria da 1.658 a 1.609 (-3% contro il -18,6% del 2017). Nell’ambito dell’industria, da segnalare il ritorno alla crescita dei fallimenti nel comparto moda (+8,3%) dopo una forte discesa nel 2017 (-27%) e in quello della lavorazione dei metalli (+10,6% nel 2018 rispetto al -26% del 2017).
Dal punto di vista geografico, i fallimenti si sono ridotti in tutta la Penisola, ma con intensità diverse. Continua a ritmi marcati il miglioramento nel Nord-Est, dove si passa dai 2.266 fallimenti del 2017 ai 1905 del 2018 (-16% contro il -12,2% del 2017). I cali più significativi si registrano in Friuli-Venezia Giulia (-19%), Emilia-Romagna (-18,5%) e Veneto (-13%); più contenuto il dato osservato in Trentino Alto-Adige (-1,3%).
Nel Nord-Ovest, invece, la discesa dei fallimenti è proseguita, ma in frenata, passando dalle 3.513 imprese in default del 2017 alle 3.431 imprese del 2018 (-2,3%, contro il -12,2% dell’anno precedente). I fallimenti si sono ridotti dell’1,3% in Lombardia, del 2,6% in Piemonte, del 9,9% in Liguria e del 31% in Valle d’Aosta.
Rallenta il miglioramento anche nell’Italia Centrale: nel 2018 sono fallite 2.954 aziende, in calo del 4% rispetto alle 3.077 dell’anno precedente (che era risultato in diminuzione dell’8,6% rispetto al 2016). Le procedure si riducono nel Lazio (-5,5%), in Toscana (-4,4%) e nelle Marche (-8,1%), ma fanno registrare un deciso aumento in Umbria (+17,3%). Nel Mezzogiorno sono fallite 2.937 aziende, in calo dell’8,6% rispetto alle 3.213 del 2017. Gli andamenti risultano però piuttosto eterogenei: in forte miglioramento Campania (-15,3%), Puglia (-20,3%) e Molise (-22,9%), calo più contenuto in Basilicata (-2%), tendenze in peggioramento o ai livelli dell’anno precedente in Sardegna, Calabria e Sicilia (+7,1%, + 3,5% e +0,0%).
Nel 2018 sono tornate a diminuire a ritmi marcati anche le procedure concorsuali non fallimentari, proseguendo una tendenza che dura ormai da cinque anni e dovuta al sempre minor utilizzo di concordati preventivi (-17% su base annua). Tra settembre e dicembre 2018 i tribunali hanno avviato 379 procedure concorsuali non fallimentari, un quinto in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con questo dato, il totale di queste procedure aperte nel 2018 si attesta a 1.377, in netto calo rispetto alle 1.715 del 2017 (-19,7%).
Ma se la frenata dell’economia italiana non ha prodotto effetti significativi sui fallimenti e sulle altre procedure concorsuali, ha generato un’impennata delle liquidazioni volontarie. Secondo le stime, infatti, nel quarto trimestre del 2018 hanno avviato una liquidazione volontaria 37mila società, in crescita del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2017. Con questo dato, il numero chiusure volontarie sale a quota 78 mila, un dato in linea con quello del 2016.
13 marzo 2019
È emerso dal convegno sulla privacy che si è svolto il 30 gennaio ad Albano Laziale, organizzato da Vivere Impresa no profit e patrocinato dal Comune guidato da Nicola Marini
Tiziana Mastrogiacomo
Un incontro sulla protezione dei dati personali non solo per adeguarsi al Regolamento europeo 679/2016, che dal 28 maggio 2018 assicura il loro trattamento omogeneo in tutti i 28 Stati dell’Unione europea, ma anche per capire come utilizzarli per sviluppare il proprio business. È stato questo il tema del convegno “Privacy, un strumento per sviluppare il proprio business”, che si è svolto il 30 gennaio presso la sala consiliare di Palazzo Savelli ad Albano Laziale, organizzato da Vivere Impresa no profit e con il patrocinio del Comune.
Dal Rapporto Cisco 2019, che riporta i dati di un sondaggio somministrato a oltre 3.200 professionisti della sicurezza e della privacy in 18 paesi di tutto il mondo, emerge infatti che le aziende che hanno investito nella riservatezza dei dati hanno ottenuto notevoli vantaggi di business.
Il direttivo dell’associazione ha voluto organizzato l’incontro, dedicato soprattutto agli imprenditori e ai professionisti, in concomitanza con la Giornata europea della protezione dei dati personali, celebrata il 28 gennaio per sensibilizzare i cittadini sui diritti legati alla tutela della vita privata e delle libertà fondamentali.
Ha introdotto i lavori Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa e private manager di Banca Mediolanum, che ha fortemente voluto la nascita dell’associazione nel 2014 per valorizzare il territorio e i suoi principali attori: imprenditori e professionisti, ma anche cittadini, giovani e donne che vogliono rimettersi in gioco a livello personale e professionale.
“Vivere Impresa ha organizzato questo convegno dopo aver raccolto le istanze del territorio su questo tema così delicato – ha affermato il presidente –. Si tratta di un argomento che bisogna assolutamente conoscere visto che un mancato adeguamento potrebbe comportare sanzioni fino a fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato lordo. Attualmente sono quasi 100mila i ricorsi presentati da cittadini europei per violazione della privacy da giugno 2018 ad oggi. È una cifra record, destinata purtroppo ad aumentare, resa nota dalla Commissione Ue in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali, sulla base dei dati forniti dall’insieme dei Garanti dei 28 che ricevono e trattano i reclami. I ricorsi riguardano soprattutto attività di telemarketing, mail promozionali e videosorveglianza. Per questo motivo, Vivere Impresa mette a disposizione una consulenza gratuita, un audit per approfondire l’argomento e spiegare i passi da fare per mettersi in regola in tema di privacy”.
Al convegno ha portato i suoi saluti il sindaco del Comune di Albano, Nicola Marini, che ha fatto un intervento sulle modalità di attuazione del Regolamento, chiamato anche GDPR (General Data Protection Regulation), nella Pubblica amministrazione.
Successivamente è stato proiettato un video del Garante della privacy del Belgio da cui sono trapelate l'ingenuità e la superficialità delle persone riguardo all’utilizzo dei propri dati personali sui social network.
Il primo relatore della serata è stato l’avvocato Gianluca Di Ascenzo, presidente nazionale Codacons, l’associazione che tutela i diritti degli utenti e dei consumatori, che ha illustrato il rapporto tra la Tutela dei consumatori e la Privacy. “Il Regolamento porterà significative innovazioni non solo per i cittadini, ma anche per aziende, enti pubblici, associazioni e liberi professionisti – ha detto l’avvocato Di Ascenzo –. E introduce regole più chiare in materia di informativa e consenso, definisce i limiti al trattamento automatizzato dei dati personali, pone le basi per l’esercizio di nuovi diritti, stabilisce criteri rigorosi per il trasferimento dei dati al di fuori dell’Ue e per i casi di violazione dei dati personali, il cosiddetto data breach”.
Successivamente è intervenuto Riccardo Giannetti, presidente dell’Osservatorio 679, un incubatore di idee tra tutti i professionisti e gli operatori del settore della data protection. Giannetti è entrato nel dettaglio del GDPR, illustrando le due novità più importanti del Regolamento europeo: l’accountability e la consapevolezza. “L’accountability, in particolare, è il principio di responsabilizzazione di fondo del Regolamento – ha spiegato – che si basa sulla valutazione del rischio e sulla conseguente messa a punto di idonee misure di sicurezza per garantire il trattamento e la protezione dei dati personali da parte dei titolari e dei responsabili”.
Ma come trasformare un obbligo di legge in una opportunità di mercato? Ha risposto a questa domanda Paolo Menghini, manager d’azienda ed esperto in Customer Experience Management. Il GDPR infatti non è solo un onere per professionisti e aziende, come potrebbe sembrare a prima vista, ma anche una opportunità. L’opportunità di utilizzare i dati personali in maniera adeguata e conforme al Regolamento Ue per sviluppare il proprio business attraverso il Customer Experience Management. “La gestione dell’esperienza vissuta dal cliente nel suo rapporto con le aziende – ha affermato Menghini – è decisivo nel determinare il successo delle imprese. Creare esperienze memorabili per i propri clienti significa sviluppare un vantaggio competitivo ed ottenere risultati che incidano in maniera duratura sullo sviluppo del business”.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Simone Infantino, dottore commercialista e revisore legale, sulla Legge di Bilancio. Sono state illustrate le novità fiscali 2019 e il bonus formazione 4.0 per le imprese senza dimenticare il delicato binomio tra la privacy e la fatturazione elettronica.
30 gennaio 2019
Intervista al presidente di Vivere Impresa No Profit, Barbara Sarrecchia, in occasione della Giornata europea sulla Protezione dei dati personali, che si celebra oggi 28 gennaio. Appuntamento il 30 gennaio ad Albano Laziale con il convegno “Privacy, strumento per sviluppare il proprio business”
Tiziana Mastrogiacomo
Mercoledì 30 gennaio, alle ore 18, si svolgerà presso la Sala Consiliare di Palazzo Savelli ad Albano Laziale il convegno “Privacy, uno strumento per sviluppare il proprio business”, organizzato da Vivere Impresa No Profit. In occasione della Giornata europea della Protezione dei dati personali, che si celebra oggi 28 gennaio, il presidente dell’associazione, Barbara Sarrecchia, illustra i motivi dell’incontro e fornisce alcune indicazioni utili sul Regolamento europeo 2016/679 sul trattamento dei dati personali.
Perché Vivere Impresa ha organizzato questo convegno?
La mission della nostra associazione è raccogliere le istanze del territorio per tentare di risolvere le problematiche di imprenditori, professionisti, cittadini che da soli non riescono a farlo. Questo grazie ad un team di professionisti che mettono a disposizione le proprie competenze. Nel caso di questo convegno, riteniamo che l’adeguamento al Regolamento europeo 679/2016 rappresenta una di queste problematiche e così abbiamo deciso di agire concretamente.
È obbligatorio adeguarsi al Regolamento?
Assolutamente sì. Tutti coloro, come gli imprenditori o i professionisti, che trattano quotidianamente i dati personali di persone fisiche non possono sottrarsi a quello che viene comunemente chiamato GDPR, General Data Protection Regulation, il Regolamento dell’Unione europea che assicura il trattamento omogeneo dei dati personali in tutti gli Stati membri. Il Regolamento rappresenta una grande novità perché è il primo provvedimento Ue obbligatorio in tutti i suoi elementi rispetto alle direttive che vincolano gli Stati nell’obiettivo da raggiungere, lasciando le modalità di attuazione alla loro discrezione.
Qual è la situazione attuale nell’Unione europea?
La commissione dell’Unione Europea, in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali, ha reso noto che sono quasi 100mila i ricorsi presentati dai cittadini dell’Unione per la violazione della privacy da giugno 2018 a oggi. I numeri sono arrivati sulla base dei dati forniti dall’insieme dei Garanti dei 28 Stati dell’UE che ricevono e trattano i reclami. Ricorsi che riguardano soprattutto attività di telemarketing, mail promozionali e videosorveglianza.
La responsabilizzazione, o “accountability”, è il principio di fondo del Regolamento. Di cosa si tratta?
Il GDPR, per garantire il trattamento e la protezione dei dati personali, si basa sulla valutazione del rischio e sulla conseguente messa a punto di idonee misure di sicurezza. Il Regolamento, infatti, sottolinea che il titolare del trattamento deve mettere in pratica tutte le misure tecniche e organizzative adeguate per garantire ed essere in grado di dimostrare che il trattamento dei dati è effettuato nel rispetto della nuova normativa Ue.
Perché il legislatore europeo ha ritenuto necessario tutelare maggiormente la privacy?
Perché nell’era della Data Economy il mercato dei dati personali vale miliardi di euro. Nel 2020 raggiungerà i 200 miliardi e già ora in Italia ne vale 2,3. I dati valgono così tanto perché i rapporti che si instaurano nell’interazione quotidiana con le piattaforme digitali diventano valore economico. Così il GDPR non è solo un onere, ma anche un’opportunità per il business lo sviluppo delle imprese. Secondo l’Associazione Data Protection Officer Europei, i dati personali sono il petrolio del XXI secolo. È giusto quindi che le autorità facciano chiarezza ed emanino normative che siano veramente in grado di proteggerli.
Ad assumere particolare importanza è il consenso degli interessati dal trattamento dei dati personali raccolti dalle aziende. Cosa prevede il Regolamento Ue?
Gli interessati, come i clienti delle aziende e degli studi professionali, dovranno manifestare il proprio assenso mediante dichiarazione o azione positiva inequivocabile, accettando che i dati che li riguardano siano oggetto di trattamento. Il titolare del trattamento ha l’obbligo di prevedere le medesime forme e/o misure tecniche per la revoca già utilizzate al momento della raccolta.
28 gennaio 2019
Si svolgerà il 30 gennaio ad Albano Laziale un convegno di Vivere Impresa No-Profit per illustrare a professionisti e imprenditori come adeguarsi al nuovo Regolamento europeo. Relatori Gianluca D’Ascenzo (presidente Codacons), Riccardo Giannetti (presidente Osservatorio 679), il manager Paolo Menghini e il commercialista Simone Infantino
“Privacy, strumento per sviluppare il proprio business” è il titolo del convegno organizzato da Vivere Impresa No-Profit, che si svolgerà mercoledì 30 gennaio ad Albano Laziale alle ore 18, presso la sala consiliare di Palazzo Savelli in via della Costituente 1.
Il convegno è dedicato a imprenditori e professionisti che devono ancora adeguarsi al nuovo Regolamento Ue/2016/679 sulla privacy, entrato in vigore il 25 maggio 2018 con il fine di assicurare il trattamento omogeneo dei dati personali in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Durante l’incontro, i relatori illustreranno come mettersi in regola in modo semplice e veloce, trasformando un obbligo di legge in una opportunità.
Ad aprire i lavori sarà Barbara Sarrecchia, Presidente di Vivere Impresa No-Profit, che illustrerà la storia dell’associazione che, ormai da diversi anni, opera per la valorizzazione del territorio e dei suoi principali attori grazie all’impegno dei soci che mettono al servizio della comunità le proprie competenze e professionalità.
Seguiranno gli interventi di Gianluca Di Ascenzo, Presidente Codacons, su “Tutela dei consumatori e privacy”; Riccardo Giannetti, Presidente Osservatorio 679, su “Accountability e consapevolezza, le novità in materia di adeguamento privacy al Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali”; Paolo Menghini, Manager d’azienda ed esperto in Customer Experience Management, su “Privacy, come trasformare un obbligo di legge in una opportunità di mercato”.
A concludere i lavori sarà Simone Infantino, Dottore Commercialista in Roma, con un intervento su “Legge di Bilancio: novità fiscali 2019 e bonus formazione 4.0 per le imprese”.
“La nostra associazione – afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa No-Profit – opera per la valorizzazione del territorio e dare sostegno a imprenditori e professionisti. Il sostegno avviene sia attraverso interventi diretti, tesi ad aiutare attività economiche e imprese in difficoltà, sia attraverso l’organizzazione di corsi, convegni ed attività che, come in questo caso, puntano ad approfondire tematiche di particolare interesse. In questo momento, abbiamo constatato che l’adeguamento al Regolamento europeo è tra le priorità degli operatori”.
Per iscriversi gratuitamente all’evento inviare una richiesta a .
11 gennaio 2019
Anche Vivere Impresa No Profit ha partecipato al convegno “Dal mito di Atalanta ad oggi”, organizzato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari (FIDAPA), svoltosi al CONI il 17 ottobre per sostenere le atlete italiane vittime di disparità
Forti discriminazioni di accesso allo sport professionistico, che impediscono alle atlete italiane di essere “professioniste” pur in presenza di ori mondiali. È stato questo il tema affrontato nel corso del convegno “Dal mito di Atalanta ad oggi: duemila anni di discriminazioni nello sport”, svoltosi il 17 ottobre presso il Centro di Preparazione Olimpica del CONI a Roma.
L’incontro, patrocinato dal CONI e dal Comune di Roma, è stato organizzato dalla sezione Roma Campidoglio della Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari (FIDAPA), presieduta a livello nazionale da Caterina Mazzella. Al convegno ha partecipato anche Vivere Impresa No Profit, attraverso alcune delegate del direttivo intervenute in rappresentanza di sponsor.
Il convegno è stato caratterizzato dal contributo di studiosi e dalle testimonianze di atlete e dirigenti, anche del mondo paralimpico, sul tema della discriminazione - ai suoi aspetti sportivi, etici ed economici - nei confronti delle atlete italiane che sono ancora “dilettanti”, prive di diritti e discriminate negli ingaggi.
Il mito di Atalanta è forse uno di quelli più legati allo sport, e non solo per la presenza in serie A di una squadra di calcio con quel nome. Atalanta rappresenta il mito di una donna imbattibile nella caccia e nella corsa, ma destinata a perdere le sue virtù “maschili” ove si fosse sposata. Ripudiata da suo padre che voleva un maschio, condusse vita mascolina e casta, sconfiggendo centauri e mitologici cinghiali. Tentò, unica donna, di entrare a far parte degli Argonauti, ma secondo alcune letture venne rifiutata proprio per il suo essere donna. Alla fine, accettò di sposare Melanione che, con l’aiuto di Afrodite e con qualche trucco - l’abbandono lungo il percorso di tre mele d’oro, a riprova del fatto che l’oro funziona sempre – la sconfisse in una gara di corsa. Millenni sono passati da allora, ma certe discriminazioni hanno radici profonde e sono dure a morire.
L’evento segue un’importante presa di posizione della Presidenza del Consiglio, che con il recente Decreto dell’Ufficio per lo Sport del 14 settembre 2018 ha recepito una recente delibera del CONI, ricodificando i “Principi fondamentali degli Statuti delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate”, introducendo un obbligo di rappresentanza delle atlete nei vari Consigli federali. Non si tratta di “quote rosa” nelle Federazioni, ma di un più generico (e forse proprio per questo più efficace nel lungo periodo) obbligo di prevedere “forme di equa rappresentanza di atlete e di atleti”. Il Decreto, inoltre, prevede la tutela delle posizioni, del tesseramento e del merito sportivo delle atlete professioniste, a tempo pieno o parziale, e dilettanti delle atlete in maternità.
“In questo particolare momento in cui tantissime donne sono vittime di soprusi e violenze tra le mura domestiche e sul luogo di lavoro – ha affermato Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa –, abbiamo deciso di sostenere tutte quelle iniziative finalizzate alla loro valorizzazione anche in ambito professionale. Per dare un segnale forte in questo senso, abbiamo eletto un Consiglio direttivo tutto al femminile. La nostra associazione ha tra i suoi obiettivi anche quello di aiutare le donne in difficoltà nel loro percorso di uscita da crisi che possono essere di tipo personale, familiare o professionale e che hanno spesso un forte impatto emotivo e psicologico. Da questo punto di vista, un progetto importante che abbiamo messo in campo da alcuni anni è “Ricomincio da me”, dedicato proprio a quelle donne che vogliono rimettersi in gioco dopo un periodo di crisi. A breve metteremo in campo la terza edizione dell'iniziativa”.
17 ottobre 2018
Si terrà ad ottobre, ad Albano Laziale, un corso per bambini e ragazzi dagli 8 ai 15 anni organizzato da Francesca Cipriani, leader in Italia nella didattica artistica dei più giovani, in collaborazione con le associazioni “Vivere Impresa No-Profit” e “Arti e Party”
Conosci un bambino o un ragazzo che vorrebbe cimentarsi in un corso di musical? Allora questa è l’occasione giusta perché ad ottobre approderà ad Albano Laziale un corso per bambini e ragazzi dagli 8 ai 15 anni, organizzato da Francesca Cipriani, leader in Italia nella didattica artistica dei più giovani.
Il progetto, che verrà realizzato in collaborazione con le associazioni "Vivere Impresa No-Profit" e "Arti e Party", si svolgerà da ottobre 2018 a maggio 2019. L’appuntamento sarà ogni venerdì dalle 16.30 alle 18.00 e dalle 18.00 alle 19.30 presso l’associazione "Arti e Party" in via San Pancrazio. I partecipanti verranno divisi in gruppi di massimo 20 allievi. Il primo gruppo che si formerà seguirà la lezione dalle 16.30 alle 18.00. L’eventuale secondo gruppo, che si formerà solo dopo il completamento del primo, sarà impegnato dalle 18.00 alle 19.30. Sarà possibile partecipare alla lezione di prova, durante la quale avverrà la selezione per partecipare al corso, venerdì 14 settembre alle ore 17.
“Lo spettacolo che desideriamo portare in scena quest’anno – spiega Francesca Cipriani – sarà “Alice nel Paese delle Meraviglie” con il primo gruppo che si formerà. Per il successivo gruppo, invece, sceglieremo un altro musical dei tanti che abbiamo nel nostro repertorio. Tutto, nel corso di un musical, vuol dire crescita personale, responsabilizzazione, rispetto del più piccolo e del più grande, comprensione reciproca. E vuol dire naturalmente impegno, serietà e comprensione delle logiche di allestimento di un vero musical professionale. Le classi, infatti, non verranno divise per età, ma saranno appunto miste da 8 a 15 anni per lavorare proprio come in uno spettacolo professionale”.
Caratteristica comune a tutte le iniziative di formazione targate Francesca Cipriani è infatti la qualità dell’insegnamento, certificata dalla professionalità e dalla competenza dei suoi docenti con allievi di età diverse. Gli stessi partecipanti sono preselezionati, per assicurare un buon livello di preparazione di base e garantire un allestimento di qualità. La scelta dei musical è poi particolarmente curata.
“Il nostro obiettivo – continua la responsabile del corso – è sensibilizzare il pubblico al fascino del teatro musicale, valorizzando le competenze in campo e le diverse potenzialità degli allievi. Bambini, adolescenti e ragazzi impareranno a condividere passione e responsabilità in un’esperienza formativa a tutto divertimento. Un anno a tutto musical dove l’alta formazione nelle arti performative e il divertimento si fondono per dar vita a un’esperienza unica e indimenticabile”.
“Sono felice di offrire il patrocinio gratuito a questa iniziativa e di portarla sul nostro territorio – afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa –. Si tratta di un’idea che ha già avuto successo in altre città italiane e che raccoglie l’entusiasmo e la passione dei più piccoli per trasformarli in un progetto concreto, la messa in scena di un vero e proprio spettacolo professionale. La nostra associazione, infatti, vuole valorizzare i giovani del territorio e fargli capire che solo attraverso l’impegno si possono realizzare i propri sogni. Dopo il progetto “Vivere Impresa Lab” dedicato ai ragazzi delle scuole superiori, la nostra attenzione è ora rivolta ai più piccoli per dare loro una opportunità nel campo delle arti performative”.
Per info e prenotazioni: - Tel. 328 1217597 - 06 21127345
Anche Vivere Impresa sostiene il progetto dell’associazione Equiazione per mantenere un legame con le proprie origini e maturare un senso di sana appartenenza
In un momento storico caratterizzato da una crisi di relazioni, dal proliferarsi di solitudini, da una chiusura verso l’altro ecco che “fare rete” e, soprattutto, “fare insieme” diventa fondamentale. È questo il messaggio che emerge con forza dal progetto “Buttero Contemporaneo” che l’associazione Equiazione sta perseguendo per indirizzare verso nuovi modelli di integrazione sociale, accoglienza turistica e promozione del territorio.
Equiazione è un’associazione sportiva dilettantistica che opera nel territorio di Roma (Appia Pignatelli) e dei Castelli Romani, tra i comuni di Rocca Priora, Rocca di Papa e Velletri. È nata con l’obiettivo di promuovere e realizzare attività, metodi e pratiche per lo sviluppo del benessere psicofisico individuale e collettivo attraverso la valorizzazione della relazione tra uomo, cavallo e ambiente. Diffondendo un nuovo approccio all’equitazione che restituisca al cavallo la propria identità di soggetto attivo nella relazione con l’essere umano, proponendo percorsi di formazione non convenzionale per adulti, bambini, persone con disabilità ed interventi assistiti con gli animali (ex ippoterapia).
L'idea del progetto “Buttero Contemporaneo” nasce dalla convinzione che mantenere un legame con le proprie origini e maturare un senso di sana appartenenza e di conoscenza della propria storia sia fondamentale per vivere a pieno il presente e costruire un futuro sostenibile. Da qui la volontà di reinterpretare una figura professionale della nostra tradizione, quella del buttero che, in chiave contemporanea, diventa veicolo per valorizzare il territorio e la sua cultura; fare esperienza dell’ambiente per conoscerlo e viverlo responsabilmente; recuperare e trasformare la cultura tradizionale equestre promuovendo una gestione naturale del cavallo rispettosa della sua identità; realizzare un contesto protetto, non assistenziale, in cui anche i soggetti con disagio o disabilità possano trovare nelle attività proposte un senso di appartenenza alla comunità”.
“Per mettere a sistema un grande proposito come questo – afferma Barbara Sarrecchia, presidente di Vivere Impresa – bisogna partire dal territorio e dalle realtà che lo abitano. La nostra è un’associazione è nata proprio per questo motivo perché sostiene lo sviluppo sociale ed economico del territorio, svolgendo le proprie attività grazie all’impegno dei soci e dei professionisti che forniscono gratuitamente il proprio supporto. Tra le finalità della nostra associazione c’è anche la valorizzazione delle risorse culturali, storiche, artistiche, architettoniche e ambientali dei Castelli Romani. Per questo motivo, pensiamo che il progetto “Buttero Contemporaneo” sia un’ottima idea per valorizzare la storia e la cultura dei luoghi simbolo di questo territorio”.
10 luglio 2018
L’associazione No-Profit è tra gli stakeholder che partecipano al dibattito per la redazione del documento programmatico che disegna le tappe di sviluppo sul lungo periodo
Innovazione, smart city, economia locale. Sono questi i temi per cui l’associazione “Vivere Impresa No-Profit” è stata invitata a partecipare come stakeholder di secondo livello al processo avviato dal Comune di Albano Laziale per la redazione del Piano di sviluppo strategico territoriale. Si tratta di un processo tanto importante quanto innovativo, che vuole collocare la città di Albano e il territorio dei Castelli Romani in una posizione di primo piano all’interno dell’area metropolitana di Roma, creando una connessione strumentale con le Politiche Territoriali Europee.
Il Piano rappresenta un documento programmatico che disegna le tappe di sviluppo della città e del suo territorio sul lungo periodo, realizzato attraverso una pianificazione strategica che aggreghi e coinvolga l’intera comunità locale in una riflessione sul proprio futuro e sulle azioni e sui progetti per realizzarlo. Il Piano cerca pertanto di immaginare e realizzare una città accogliente, vivibile e ricca di opportunità per il presente dei propri cittadini e, allo stesso tempo, guarda ai processi innovativi e mira a realizzare le condizioni per uno sviluppo equo e sostenibile.
Il Piano Strategico è nelle intenzioni del Comune un processo di progettazione e di condivisione della visione futura della città di Albano e del suo territorio attraverso l’individuazione di strategie, obiettivi e azioni prioritarie da attuarsi in modo condiviso e concertato tra tutte le forze della società civile. I cittadini e le loro Associazioni sono i principali destinatari del piano strategico, che individua nuove opportunità per tutti, ma rispetto al quale tutti i cittadini devono sentirsi impegnati attraverso la partecipazione e il contributo critico.
Durante il workshop a cui è stata invitata a partecipare insieme agli enti pubblici e privati, alle associazioni di cittadini e alle imprese per ampliare la base di dibattito, Vivere Impresa per le sue proposte si è basata sulla cosiddetta analisi SWOT utilizzata nella pianificazione strategica del business e che si basa sui punti di forza, di debolezza, sulle opportunità e le minacce. Nel caso del Comune di Albano, questo strumento è fondamentale per arrivare ad un Piano che sia davvero in grado di coniugare sviluppo economico, equità sociale e tutela dell’ambiente.
Tra i punti di forza vanno sicuramente inclusi le potenzialità turistiche, l’imprenditorialità diffusa, i legami storici e culturali con i Comuni limitrofi, fondamentali nell’ottica di un Piano strategico che possa includere anche le altre realtà dei Castelli Romani. I punti di debolezza sono invece rappresentati dalla poca propensione all’innovazione, dal campanilismo e dalla scarsa tendenza alla collaborazione ed alla comunicazione integrata tra i diversi Comuni. L’analisi di Vivere Impresa si è basata anche sulle opportunità che i Comuni dei Castelli Romani devono cogliere al volo per fare davvero sistema: dalla posizione strategica al turismo integrato fino al rilancio delle attività culturali per riportare in auge le ricchezze storiche. Per finire, la minaccia più pericolosa è rappresentata dall’incapacità di gestire e programmare il territorio. Albano è una città “corridoio”, un passaggio tra Castel Gandolfo ed Ariccia fino a Genzano. La città vive quindi un centralismo romano che si riscontra nella difficoltà di attrarre il turista che arriva (e resta) nella Capitale. Si riscontra anche una mancanza di politiche agricole, per esempio, con le molte cantine che lavorano in modo autonomo senza un collegamento tra loro. Per questo c’è necessità di investire su un turismo enogastronomico.
“Vivere Impresa – afferma il suo presidente Barbara Sarrecchia – è un’associazione senza fini di lucro che dal 2014 lavora per lo sviluppo sociale ed economico del territorio, svolgendo le proprie attività grazie all’impegno dei soci e dei professionisti che forniscono gratuitamente il proprio supporto. Tra le finalità della nostra associazione c’è anche la valorizzazione delle risorse culturali, storiche, artistiche, architettoniche e ambientali dei Castelli Romani. Per questo motivo, essere coinvolti nel processo di sviluppo strategico del Comune di Albano ci lusinga e siamo fortemente convinti che sia un’ottima idea per valorizzare la storia e la cultura dei luoghi simbolo di questo territorio”.
27 giugno 2018
L’appello affinché non venga più messo in discussione oltre un secolo di diritto internazionale umanitario è arrivato nel corso del convegno “La tutela dei diritti umani nelle aree di crisi” che si è svolto il 18 giugno a Roma presso Palazzo San Macuto
Conflitti cronici che si combattono in zone densamente popolate come le città, attacchi a strutture sanitarie e scolastiche per piegare le comunità locali, uccisione e utilizzo dei bambini come scudi umani e kamikaze. Le guerre sono cambiate e lo hanno fatto nel peggiore dei modi. L’appello affinché non venga più messo in discussione oltre un secolo di diritto internazionale umanitario è arrivato nel corso del convegno “La tutela dei diritti umani nelle aree di crisi”, organizzato dal Centro Studi Roma 3000 a Palazzo San Macuto, a Roma, lo scorso 18 giugno. Al convegno, moderato dal presidente del Centro Studi Alessandro Conte, hanno partecipato Croce Rossa Italiana, Save The Children Italia, Ambasciata della Repubblica Ucraina in Italia, Agenzia di stampa Habeshia e Vivere Impresa No Profit.
“La recrudescenza dei conflitti e delle vessazioni che hanno investito alcune popolazioni è il tema su cui si fondano le nostre iniziative, realizzate anche per sensibilizzare l’opinione pubblica – ha affermato Alessandro Forlani, membro del Consiglio di presidenza del Centro Studi Roma 3000 ed esperto di diritti umani e affari internazionali –. Ci sono conflitti cronici che sentiamo vicini per prossimità geografica perché avvengono nell’area mediterranea africana e nordorientale, muovendo sussulti e preoccupazioni anche nella società europea. In territori come la Siria e la Libia, nonostante gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale, si registra un’impotenza diffusa. Ci sono popoli che rischiano di rimanere senza storia a causa dei conflitti che si sovrappongono alle loro esistenze. Da ciò derivano le immigrazioni di massa che hanno investito anche il nostro Paese e che rappresentano anch’esse una grande questione dei diritti umani”.
In queste aree di crisi sono molti i volontari che si adoperano per portare aiuto, ma il livello di emergenza degli operatori sanitari nei campi di battaglia mette pericolosamente in discussione oltre un secolo di diritto umanitario internazionale. A darne un’idea sono i numeri snocciolati da Rosario Valastro, vicepresidente della Croce Rossa Italiana, che è intervenuto sull’esperienza della Croce Rossa nella protezione dei civili e degli operatori sanitari nelle zone a rischio. “Nel 2017 sono morti in Afghanistan 10 mila civili, nel 2015 nello Yemen il numero dei civili uccisi è arrivato a 50 mila – ha spiegato Valastro –. In Siria l’ONU non ha numeri, ma secondo la Croce Rossa sono stati 70 i volontari della Mezzaluna Rossa Siriana uccisi finora. C’è stato un imbarbarimento complessivo della vita delle popolazioni durante la guerra. Il vero allarme è la mancanza di rispetto della vita umana. La distruzione degli ospedali è finalizzata a indebolire ulteriormente la popolazione civile. Tutto viene messo in discussione rispetto alla Convenzione di Ginevra e alla nascita della Croce Rossa”.
Ma le violazioni più gravi durante i conflitti sono quelle perpetrate a danno dei diritti dei minori. Secondo Daniela Fatarella, vicedirettore generale Save The Children Italia, sono 357 milioni i bambini che vivono in zone di conflitto con un aumento del 75% rispetto all’inizio degli anni novanta quando erano 200 mila. “Questo perché le guerre sono ormai croniche e si sviluppano in zone densamente popolate come le città – ha detto Fatarella –. Colpire l’infanzia significa colpire la famiglia e, di conseguenza, piegare una comunità. Vengono costruiti ordigni rudimentali fatti per esplodere tra le mani dei minori, che vengono utilizzati come scudi umani e kamikaze, senza dimenticare la realtà dei bambini-soldato. Tra il 2005 e il 2016 oltre 73 mila bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni nell’ambito di 25 conflitti e quasi 50 mila sono stati forzatamente reclutati nei gruppi o nelle forze armate”.
I bambini che vivono nelle aree di conflitto sono sempre più a rischio anche quando si trovano a scuola o in ospedale, luoghi che dovrebbero essere per loro assoluta garanzia di protezione e che dovrebbero tornare ad essere porti franchi. “Oggi, nel mondo, 27 milioni di bambini sono tagliati fuori dall’educazione a causa dei conflitti perché costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, perché le loro scuole sono state distrutte o danneggiate oppure perché i loro insegnanti sono fuggiti. Tra il 2005 e il 2016, si sono infatti registrati oltre 15.300 attacchi che hanno avuto come obiettivo scuole e strutture sanitarie, con un incremento del 100% in un decennio”.
Dopo l’analisi globale del tema dei diritti umani, un accorato appello per la loro salvaguardia in Crimea è arrivato dall’ambasciatore della Repubblica Ucraina in Italia, Yehven Perelygin. “Durante tutto il periodo dell’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa – ha detto Perelygin –, gli abitanti della Crimea sono soggetti a sistematiche restrizioni delle libertà fondamentali come quelle di espressione, religione, associazione e informazione. È evidente che tale situazione non può più andare avanti e chiediamo alla Russia di garantire ai tatari di Crimea, agli ucraini e a tutte le comunità etniche e religiose della penisola la possibilità di mantenere e sviluppare la propria identità, cultura, tradizione ed istruzione”.
Anche il continente africano si trova nella situazione di dover chiedere la tutela di leggi e convenzioni consolidate che purtroppo traballano. Il diritto dei deboli non deve essere un diritto debole – ha esordito Padre Mussie Zerai, direttore dell'Agenzia stampa Habeshia, parafrasando le parole del cardinale Dionigi Tettamanzi –. Sul tema dei respingimenti, è mancata la prevenzione ai conflitti nei Paesi di origine e di transito. La gente fugge non solo dalle guerre, ma anche dalle dittature come in Eritrea dove il servizio militare permanente costringe i giovani alla fuga. Bisogna anche garantire la sicurezza nei campi profughi per evitare il traffico di esseri umani e quello di organi. Le risorse e le ricchezze africane vanno trasformate in democrazia e diritti, sviluppo e dignità. Invece ogni anno l’Africa perde 190 miliardi di risorse umane e di materie prime che fluiscono verso l’Europa, ricevendo in cambio 30 miliardi di aiuti. Aiutateci a tenere in Africa le nostre ricchezze per dare un futuro ai giovani. Diamo loro il diritto di non emigrare”.
La tutela dei diritti umani passa anche attraverso il rapporto di lavoro internazionale. A parlare dell’impegno delle aziende in questo settore è stato l’avvocato Cristina Nasini, membro del Comitato direttivo di Vivere Impresa No Profit. “C’è un doppio aspetto che le aziende devono prendere in considerazione – ha spiegato Nasini –. Quello privatistico, che riguarda il rapporto diretto con il lavoratore, e quello pubblicistico con enti ed Istituzioni. Gli aspetti privatistici nel rapporto tra datore e lavoratore sono molto importanti non solo per tutelare i diritti dei lavoratori, a partire dai criteri di selezione del personale per evitare scelte di natura discriminatoria, ma anche per un ritorno per la stessa azienda”.
A promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne è l’ILO (International Labour Organization), l’unica agenzia delle Nazioni Unite con una struttura tripartita: i rappresentanti dei governi, degli imprenditori e dei lavoratori determinano congiuntamente le politiche ed i programmi dell’Organizzazione. “La Dichiarazione Tripartita dell’ILO sulle imprese multinazionali e la politica sociale – ha continuato l’avvocato Nasini – rappresenta le linee guida per le imprese che vogliono espandersi all’estero. I principi enunciati in questo strumento di portata universale sono destinati a guidare le imprese multinazionali, i governi, gli imprenditori e i lavoratori in settori quali l’occupazione, la formazione, le condizioni di lavoro e di vita e le relazioni industriali. L’applicazione di questi principi è oggi più che mai necessaria ed attuale, tenuto conto del ruolo predominante svolto dalle imprese multinazionali nel processo di globalizzazione economica e sociale. Nel momento in cui si intensificano in numerose regioni del mondo gli sforzi fatti per attrarre ed incoraggiare gli investimenti diretti esteri, si rinnova l’opportunità a tutte le parti interessate di ispirarsi ai principi della Dichiarazione allo scopo di rafforzare gli effetti positivi delle attività delle imprese multinazionali nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo a livello internazionale”.
19 giugno 2018